RIP.IP
Sperimentando
l'impossibile
RIP.IP, come promessa e novità sia nel mondo artistico sia nel mondo della moda, nasce dall’idea originale di Nicoletta Cardin che, dopo anni e anni di passione coltivata per le piante di peperoncini, ha deciso di approdare nel mercato mondiale portando una linea unica. Questa progettazione ha avuto inizio per merito dello stampo di uno dei moltissimi protagonisti presenti nel catalogo: Il Trinidad Scorpion, “The First”. Il peperoncino in questione, padrone della quinta posizione nella scala di gradazione Scoville, è un cultivar nativo dell’America Centrale e dei Caraibi. Rinomato per essere stato eletto il peperoncino più piccante del mondo è la chiave della percezione del piacere, un collimarsi continuo di perfezione e finalizzazione. Il colore maggiormente utilizzato, nonché vera e propria bandiera dell’azienda, è il rosso. Tanto bello quanto vivace.
Il rosso è sempre stato un simbolo di estroversione e forza volontà, caratteristiche presenti che hanno permesso ad una giovane donna speranzosa di realizzare un’idea astratta, completamente nuova. Forte, passionale è il colore del sangue, un flusso di percezione ed emozione.


Insieme al colore giallo (presente anch’esso nel catalogo) appartiene ai colori primari, come primaria è la voglia di riuscire a fare centro in un mercato in continua evoluzione.
Nella selezione dei colori non possono mancare: il giallo (caratteristico del Fatalj, simboleggia l’intelletto la gioia e il calore) e il verde(caratteristico del Jalapeno, simboleggia la natura e l’equilibrio vitale). Tutte queste sensazioni vengono definite da un lavoro molto preciso e strutturato, in grado si assemblare parti diverse dando vita ad un vero e proprio movimento di culturizzazione economica nell’era contemporanea.
I vari movimenti artistici sono riusciti a completare un ciclo ben definito di comunicazione che, proprio come i colori e il frutto scelti, hanno ristrutturato zone scomposte di una visione fin troppo sistematica della moda.
Mettersi in gioco, provare e crederci sperimentando l’impossibile.
Le piante sono coltivate con cura e amore (rosso) all’interno di una piccola serra, situata nelle colline dell’entroterra senese. Il processo di giardinaggio si basa su un’accurato dosaggio di acqua verso tardo pomeriggio, in quanto son piante molto sensibili. La teca che li ricopre ha un ruolo fondamentale per quanto riguarda il passaggio del sole proteggendo il tutto calcolando il tasso d’umidità. Ciò che colpisce a prima vista è la riproduzione fedele del peperoncino scelto. Colui che è stato concepito per primo è, il già conosciuto, Trinidad Scorpion.
Originario del distretto di Moruga (Trinidad e Tobago), il suo nome probabilmente dipende dalla parte finale che ricorda, appunto, la coda di uno scorpione.


All’interno del vasto catalogo di possono visionare una molteplicità unica di gioielli, suddivisi in tre categorie: braccialetti, orecchini, collane. La realizzazione e la progettazione dietro alle varie forme è stata concepita per far si che la linea accarezzi le varie parti del corpo interessate creando uno stile in grado di unire armonicamente lo spirito di civiltà antiche e usi comuni. Ebbene, la stragrande maggioranza delle tipologie di peperoncini scelte ha avuto una rilevanza di non poco conto nell’organizzazione amministrativa ed economica in epoche molto remote.
Il peperoncino, difatti, era ritenuta, dalle le società precolombiane, una pianta sacra nonché fondamentale come moneta di scambio per le contrattazioni di vario genere. Successivamente, con l’evoluzione dei tempi, le scoperte storiche effettuate da Cristoforo Colombo hanno permesso, a questa piata dai tratti afrodisiaci, di far approdare il peperoncino nei piatti culinari dell’epoca, dimostratosi un fallimento a causa del mancato apprezzamento all’interno della classe nobile spagnola tradendo ogni aspettativa di facili guadagni. Denominato il diversi modi: AXI (chiamato cosi dagli indigeni), Pepe d’india ( erroneamente classificato dal botanico italiano Andrea Mattioli) ha guadagnato, verso la fine dell’Ottocento la fama di “spezia dei poveri”, essendo diffuso (sopratutto in Italia) solo presso i ceti popolari meno abbienti, ad esmepio i contadini che lo usano come insaporitore dei loro piatti, considerati in quel periodo; “poveri”.
L’incredibile comunanza ideologia di questa pianta ha permesso alle sue qualità non solo gastronomiche ma anche curative, di presentarsi in tutto il mondo abbellendo le ricette passando dalle Tortillas messicane, alla Maionca Africana per giungere, dulcis in fundo nel meraviglioso Sud del nostro amato paese. All’interno del catalogo possiamo visionare due piccole perle MADE IN ITALY che si fanno egregiamente strada tra giganti indiscussi dei peperoncini più rinomati e piccanti al mondo: Peperoncino calabre e peperoncino siciliano.
Habanero (proveniente dallo stato messicano dello Yucatan, decimo nella scala Scoville), Jalapeno (Messico) ecc raccontano la passione, dedizione e idealizzazione dietro alla continua ricerca della perfezione. Oltretutto, questo frutto ha un ruolo importante nell’ambito medico: la capsaicina, ovvero un alcanoide in grado di dare quel tocco di piccantezza, possiede proprietà anti-infiammatorie sopratutto in caso di artrosi e artriti.


L’utilizzo polifunzionale ha permesso all’azienda di RIP.IP di trasformare, attraverso un processo di stampo con materiale riconosciuto e certificato argento 925, un frutto in una concretizzazione destina a restare per sempre. La manodopera italiana permette un controllo rigido su ogni prodotto, garantendo un livello di sicurezza e professionalità senza eguali e permettendo la collaborazione con altre aziende del settore sparse per il mondo. I colori vengono DATI utilizzando una tecnica di pittura eseguita completamente a mano. La lavorazione del gioiello si divide in due forme di lavorazione completamente diverse, selezionate in base alla grandezza destinata.
Per quanto riguarda gli accessori di piccolo stampo, viene utilizzata la microfusione mentre, al contrario, per le lavorazioni su campioni nettamente più grandi viene utilizzata l’elettroformatura.
Il primo attraverso la modellazione di un solido(metallo) viene creata una forma in gomma destinata, successivamente, ad essere inserita in degli appositi cilindri e mescolata con la cera aggiunta in un secondo momento. Successivamente, per mezzo della scolatura della cera, viene prelevato il gesso per poi essere cotto e, infine, fuso con l’argento 925 e modellato per dar vita al gioiello(denominato cosi per la sua composizione fatta dal 92,5% da argento puro e, il restante 7,5%, da altri metalli).
Il secondo, invece, si basa sull’immersione nell’argento del metallo a basso fondente. Questa fusione prevede un processo di stratificazione, permettendo all’argento di risalire in superficie per l’estrazione e, successiva, lavorazione.

Nicoletta Cardin
Nasce a Milano il 6 aprile 1974 e cresce nell’apparenza del mondo del fashion e del design.